IL MIO SPAZIO

... un blog magico dove è sempre Inverno e dove la Strega parlerà di ciò che più ama: gli Amici Animali, la Natura, il Ricamo e molto altro...


BENVENUTI

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lunedì 22 agosto 2011

SONO TORNATAAA !!!!!!!!!!

Ciao a tutte, care amiche!


Anch'io, come credo molte di voi, sono tornata ieri dalle "vacanze" (io spero che almeno le vostre siano state tali). Le mie le chiamo vacanze solo perchè non ero in ufficio.
Ora vi racconto...
Il giovedì 4 agosto il mio Mitchu è stato malissimo: povera stellina, quella mattina non riusciva a fare la pipì, e cercava in tutti i modi di farcelo capire. Si metteva in posizione con la coda sollevata ma non faceva nulla e piangeva. Ho subito telefonato alla sua veterinaria, la quale mi ha detto di portarglielo che doveva sbloccarlo. Detto fatto: è immediatamente partita la figlia col nonno e hanno portato il gatto dalla dottoressa. Ha dovuto mettergli un catetere che Mitchu ha tenuto per 4 giorni. Abbiamo anche dovuto mettergli il collare a imbuto per evitare che si togliesse il catetere. Per 4 giorni il piccolino è stato chiuso in bagno, perchè il catetere gocciolava...
Mi faceva così tanta pena...
Poi il martedì finalmente la dottoressa gli ha tolto catetere e collare a imbuto, e quindi è tornato ad essere il bel micione di sempre.
Questa foto è del pomeriggio dopo aver tolto il catetere: se la gode al sole in veranda nella sua posizione preferita:

Al pomeriggio poi il marito e la figlia sono andati in campagna lasciandomi sola col gatto che, ogni mattina, doveva fare una puntura di antibiotico.
Tutto questo è durato fino al venerdì 12 agosto.
Il pomeriggio del martedì, quando tutti sono andati via, ero triste e mi sentivo "sola & abbandonata", quindi, per non pensarci, ho finalmente messo insieme il quadretto con le chiavi, che vi mostro di seguito:



Per realizzarlo ho stampato uno spartito sulla carta per stampa su stoffa, l'ho trasferita su un pezzo di stoffa, poi l'ho invecchiato spennellandolo con un caffè molto forte e l'ho fatto asciugare in orizzontale, in modo che rimanessero delle macchie. Ho poi applicato il tutto su un pannellino di cartone e ho fissato le chiavi con una cordicella molto sottile. Ho poi aggiunto 3 chiavi antiche: la più grande apriva l'ufficio di mio nonno e risale al primo decennio del 1900; le due più piccole sono una della dispensa che c'era in campagna e l'altra della cassetta della posta di mio nonno. La cordicella che le tiene insieme è antica e proviene dalla Rue de la brocante e legava le chiavi che ho applicato nel quadretto. La cornice marrone con effetto vecchio e rovinato è stata acquistata da Casa Cenina.

Il venerdì poi marito e figlia sono tornati a prendere me e Mitchu ormai guarito e siamo andati tutti in campagna dove siamo stati fino a ieri.
In quella settimana ho deciso di fare un ricamo che desideravo da tanto tempo: Assisi Swan di Giulia Punti Antichi. Si tratta di un pannellino a punto Assisi: bello e divertente da fare, ma interminabile a causa dello sfondo a punto croce che non finiva più...
Ecco le immagini in corso di lavorazione:



Ora è quasi finito: manca solo la cornice intorno.
Ho usato una aida color bianco antico e fili blu e giallo oro. La cornice è fatta con una seta da ricamo sfumata giallo/blu. Ovviamente il tutto da Casa Cenina.

Ho anche realizzato un altro ricamo che però è un regalo per Natale, quindi per ora SEGRETO!!!

Questo è tutto, care amiche... buona giornata!






venerdì 5 agosto 2011

VACANZE !!!

E finalmente le tanto agognate vacanze!

 


 

Sarò solo in campagna, niente di che, ma purtroppo non c'è l'ADSL e la connessione con la chiavetta fa veramente pena: è di una lentezza sconfortante.
Per questo motivo credo che per due settimane non ci sentiremo... sigh!
Buonissime vacanze a tutte voi, e un abbraccio!

 

martedì 2 agosto 2011

UNA FAVOLA: UNORNA E LA SUA STIRPE

Ho trovato questa favola nel blog di Sheela (è il blog di un personaggio appartenente al mondo di Second Life e che vi consiglio di andare a vedere) e mi permetto di copia-incollarla: spero che Sheela non si arrabbi per questa "scopiazzatura". .

La favola si intitola UNORNA E LA SUA STIRPE
Buona lettura!


 Unorna, la principessa nera, viveva in una grande casa bianca vicino a un fiume, circondata da alte montagne, verdi prati, boschi, fiumi e ruscelli. Aveva scelto quella dimora fra tante, perché così era scritto. Già al momento della sua nascita lei sapeva che un umano designato sarebbe venuto a prenderla per portarla nella grande casa bianca. Unorna non era una creatura come tutte le altre: aveva il “dono”, fin da piccolissima. Sapeva “leggere” nelle menti e nel Gran Libro della Natura. Era un dono che le era stato trasmesso da sua madre. Alla sua nascita la madre le disse: “Unorna, tu sei diversa dai tuoi fratelli. Sai come cavartela e gestire la tua vita. Ma non fidarti degli umani. Siamo in un momento buio, in un mondo avverso. Verranno momenti migliori, ma ora quelli della nostra specie sono sempre costantemente in pericolo. Verrà un umano a prenderti: di lui ti potrai fidare. Ti porterà in una grande casa bianca dove ci sarà chi si prenderà cura di te. E tu prenditi cura di loro.”
E continuò: "Unorna, tu hai un compito: devi far capire a questi umani il pericolo che noi corriamo continuamente. Devi allearti a loro, e chiedere che ci aiutino. Dal vostro incontro, le nostre sorti sono destinate a cambiare".

Unorna cresceva, ed era sua abitudine girovagare per i prati e i boschi, e incontrare i suoi amici. Era curiosa e voleva capire tutto di quel mondo incantato. Alla sera tardi, quando tornava, gli umani della grande casa bianca le raccontavano le loro giornate. Lei li ascoltava in silenzio e trasmetteva loro i suoi pensieri. Era così che comunicavano, tra loro.

Gli umani avevano per lei grande rispetto, ma non tutti le erano simpatici. Quando entrava nella casa bianca l’umano che curava i suoi simili, lei lo guardava fisso negli occhi finchè lui non si spostava a disagio. Quell’umano non era buono come i suoi amici. Lei sapeva che era solito cacciare il popolo dell’aria, e Unorna lo disse silenziosamente ai suoi amici umani. Da quel giorno l’umano che curava i suoi simili non entrò più in quella casa.

Unorna aveva tanti amici, ad esempio Schwarzy, l’amico di sempre. Schwarzy aveva un bel manto bianco e nero, era forte e robusto e voleva accompagnarla dappertutto. Ma Unorna amava girovagare da sola, e così si metteva a correre e attraversava il fiume, saltando da una pietra all’altra. Schwarzy provava a seguirla, ma lei era troppo veloce, e capitava che Schwarzy perdesse l’equilibrio, precipitando nell’acqua. Tornava a casa, sconsolato, dagli umani che lo asciugavano con quei loro stracci asciutti. Schwarzy si preoccupava quando lei non tornava a casa la sera. Lui e gli umani si consolavano a vicenda, condividendo la loro preoccupazione, e mangiando insieme un boccone nella cucina della casa bianca.

Unorna un giorno si accorse che qualcosa si muoveva nella sua pancia. Il suo ventre iniziò ad ingrossarsi finchè lei capì cosa le stava succedendo. Era una sensazione nuova, dolce, e lei si mise in attesa. Raccontava silenziosamente ai suoi amici umani le sue sensazioni e faceva sentire loro i suoi piccoli che si muovevano nella sua pancia. Loro erano ansiosi più di lei, si preoccupavano che stesse bene e che tutto andasse per il meglio.

Finchè un giorno vennero al mondo i figli della principessa Unorna, cinque bellissimi principini. Tre erano tutti neri come lei, uno era grigio come il fumo e un altro era come una tigre grigia. Una sola era femmina. L’umana alta, quella che le stava sempre vicino, la aiutò a mettere al mondo i suoi figli e Unorna gliene fu grata. Mettere al mondo cinque piccoli fu stancante! L’umana alta preparò una comoda alcova nella sua stanza, dove Unorna poteva stare con i suoi piccoli. Gli umani vollero dare un nome ai suoi figli e chiesero il permesso a Unorna. Lei glieli suggerì: Tula, Bran, Oberon, Thor e Shali. Tula, Bran e Oberon avevano il manto nero; Thor era color del fumo e Shali aveva il manto striato.

Unorna lasciò che gli umani dessero il nome ai suoi figli, ma conosceva il nome segreto di ognuno di loro, così come conosceva il suo.

Unorna e la sua stirpe da quel giorno si mossero sempre uniti, senza lasciarsi nemmeno per un attimo. I suoi figli crescevano, diventavano più grandi di lei, ma volevano che lei continuasse ad allattarli, e Unorna li accontentò.
Furono giorni felici. Unorna insegnò ai suoi figli tutte le sue conoscenze e le sue abilità. Insegnò a salire sugli alberi, a correre nei boschi di notte, insegnò il linguaggio degli umani. Insegnò a distinguere gli umani buoni da quelli cattivi.

Poi vennero i giorni bui. Unorna aveva proibito ai suoi figli di andare dove c’erano i pericoli, ma loro non la ascoltarono. E così la comunità si frantumò poco a poco.

La vita di Unorna cambiò. Si mise a girovagare sempre più spesso, stava intere giornate sulla sponda del fiume e di notte saliva fino in cima alla grande montagna.

Unorna lasciò questo mondo il 2 febbraio 2000, il giorno del suo compleanno. Esattamente dieci anni dopo la sua nascita. Era il giorno della candelora. Il suo compito era finito: sapeva che il destino era ormai segnato. Sapeva che i suoi fratelli umani ora avevano capito che cosa fare e che un giorno non lontano la sua specie sarebbe tornata a vivere libera e felice. Se ne volò via, vento nel vento, senza lasciare apparente traccia, come lacrime nella pioggia.